07/06/10

FERRHOTEL, ALBERGO RIFUGIO PER PROFUGHI SOMALI

Il Ferrhotel è lì, vicino alla stazione centrale di Bari: un vecchio albergo abbandonato, di proprietà di Trenitalia. L'edificio è degradato, ma non fatiscente.
Il 18 ottobre 2009, una quarantina di rifugiati politici somali, sostenuti dalla Rete antirazzista cittadina, si sono "presi" questo stabile inutilizzato. Perché a loro era utile: almeno per dormire sopra un pavimento, sotto un tetto, tra quattro pareti.
Gli occupanti sono quasi tutti uomini, tra i 20 e i 30 anni. Solo tre le donne: una di loro, giunta al nono mese di gravidanza, grazie all'intervento degli assistenti sociali ha trovato una sistemazione più consona alla sua condizione. Gli altri sono rimasti nel Ferrhotel: muniti di scopa, stracci e detersivi hanno rimosso la spazzatura e pulito l'edificio, rendendolo il più decoroso possibile. E trasformandolo in una piccola kasbah, dove il tempo scorre monotono e lento, tra sapori di cibo speziato e note di musica araba.
Il lungo e buio corridoio, da cui si accede alle varie stanze, viene vissuto come se fosse la via principale, che si apre su uno slargo simile a una piccolissima piazza: qui la gente passeggia, si incontra, prega, balla, canta, telefona, legge e mangia. Vive la quotidianità, condividendola con gli altri. Anche se ogni "proprietario dell'albergo" è in possesso di una chiave numerata, che gli permette di accedere alla propria camera: arredata con due letti, due comodini, un appendiabiti e in qualche caso un armadietto. Mobili essenziali, in ferro e plastica, simili a quelli di un vecchio ospedale. A rendere gli ambienti più personali, e meno alienanti, ci sono gli oggetti: valigie, vestiti, scarpe, alimenti e pentole accatastati gli uni sugli altri e affiancati a simboli di appartenenza e di riconoscimento, come le bandiere della Somalia appese alle pareti.

Fonte: Terre di Mezzo

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