Siamo in Etiopia, nel 2003, quando il Ciai (Centro Italiano Aiuti all’Infanzia), in collaborazione con il ministero degli Affari Sociali e del Lavoro etiope, dà il via al progetto del Circo del Buonumore, che si inserisce all’interno del macroprogetto Shelter, un’iniziativa che ha come scopo quello di offrire ai ragazzi di strada degli spazi abitativi, sotto la supervisione di assistenti sociali. Attraverso il progetto Shelter ai ragazzi vengono garantiti beni di prima necessità e assistenza sanitaria in cambio dell’impegno a frequentare la scuola e i corsi di formazione professionale.
Tra i ragazzi del progetto, per l’appunto, ce n’era uno, che si chiamava Abebe, grande appassionato del circo, così appassionato da arrivare addirittura a scappare di casa e percorrere 600 chilometri per arrivare a Addis Abeba per imparare l’arte circense. Ed è dalla passione di questo ragazzo, e di altri suoi coetanei, che è partito tutto il progetto.
Oggi i giovani che fanno parte del Circo del Buonumore (il Fekat Circus) in modo permanente sono 12 e si dividono tra saltimbanco, acrobati, clown, giocolieri e contorsionisti.
La prima finalità è quella lì di attrarre i ragazzi di strada e fargli svolgere un’attività sana, contemporaneamente alla quale possono andare a scuola o a corsi di formazione professionale.
Ma c’è anche una seconda utilità che è dovuta alle potenzialità comunicative di uno spettacolo di questi tipo, cioè la capacità di divulgare dei messaggi educativi, in particolare di istruzione sanitaria.
Il Circo del Buonumore, infatti, ha realizzato vari spettacoli sul come evitare di contrarre malattie come l’AIDS e la tubercolosi, ed è stato addirittura ingaggiato dall’Unicef per realizzare uno spettacolo sulla tubercolosi in tutte le scuole di Addis Abeba.
In questo modo gli stessi ex ragazzi di strada hanno contribuito all’educazione di tutti gli adolescenti delle scuole della città.
Fonte: Good News Agency
24/04/08
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