21/06/09

ITALIA, PARADISO DELLA BIODIVERSITA'

Countdown 2010: fermare entro l'anno prossimo l'estinzione di specie vegetali e animali nel pianeta. Sta ormai per arrivare a scadenza l'iniziativa lanciata dal Consiglio europeo a Göteborg del 2001, in base alla Convenzione di Rio sulla Diversità biologica del 1992.
A quell'iniziativa ha solennemente aderito nel 2005 anche il nostro Paese, uno dei più ricchi di biodiversità di tutta Europa. Basti pensare alle oltre 5500 specie di piante, molte di esse uniche al mondo come l'iris marsicana del Parco d'Abruzzo, il ribes sardo del Supramonte o la primula di Palinuro delle falesie calcaree del Parco del Cilento. O agli anfibi endemici come la salamandrina dagli occhiali dei ruscelli dell'Appennino o al rarissimo macaone di Sardegna, grande farfalla gialla, nera, blu e rossa che vive solo in Sardegna e Corsica.
Contrariamente a quanto si potrebbe credere, l'Italia vanta in questo settore non poche benemerenze: si è infatti inaspettatamente assistito al ritorno di non poche specie. Tra queste, la lince, ricomparsa sulle Alpi, proveniente dalla Slovenia, o l'avvoltoio barbuto, il cui ultimo esemplare fu ucciso nel Gran Paradiso nel 1913 e che oggi, grazie a reintroduzioni, ha ripreso a nidificare sulle Alpi. Oppure come l'orso bruno alpino, ridotto a 2-3 esemplari alla fine del '900, che attualmente conta, grazie anche in questo caso a reintroduzioni di marca italiana, circa 25 capi, in confortante ascesa. Altri successi in favore della biodiversità sono il ritorno, grazie ai Forestali, dell'avvoltoio grifone nell'Appennino e il fatto che, dopo secoli di assenza, l'airone bianco, la spatola, il cormorano, la cicogna e lo splendido fenicottero rosa siano tornati a nidificare nelle nostre paludi e lagune.
A parte una inaspettata recente vocazione degli italiani nella protezione della natura (i cacciatori sono calati dai 2 milioni degli anni '70 ai 600 mila di oggi), il merito va ai vari governi che nell'ultimo mezzo secolo hanno elevato la percentuale di territorio protetto dallo 0,6% degli anni '60 all'oltre 10% di oggi, salvando ecosistemi di grande valore, con più di 20 parchi nazionali a cui si aggiungono molti regionali.
La tendenza all'aumento numerico di molte specie, ancora pochi anni fa condannate all'estinzione, va accreditata anche alle Associazioni ambientaliste come il Wwf le quali, oltre a battersi per la protezione di specie come i lupi, passati dai cento esemplari del 1973 ai più di mille di oggi, gestiscono oasi di protezione in tutta Italia, costituendo un concreto e capillare presidio per le specie più rare.

Fonte: L'Espresso

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