Godega è un paesino di 6000  abitanti che  però si trasforma in una città da 25-30mila in occasione della sua  fiera.
Sole, asini e bambini, sono questi gli ingredienti di una  domenica memorabile per questa cittadina del Trevigiano ai confini col  Friuli Venezia-Giulia. È una  fiera dedicata all’agricoltura e, col tempo, è diventata l’occasione per  mostrare le macchine più moderne scovate da una tecnologia che ha  permesso di trarre dalla terra e dall’allevamento il massimo possibile. Da un paio d’anni, però, si è verificato un ritorno all’antico e, grazie anche  all’associazione Asinomondo, si sta riscoprendo l’importanza di  un animale talmente trascurato e negletto da rischiare l’estinzione.
Ne  hanno portati qui 150, di tutte le razze. Sì, perché anche gli asini  sono di razza, mica solo i cavalli. Ci sono gli asini  ragusani, sardi, di Pantelleria, di Martina Franca e l’elenco diventa  lungo se si mette il naso fuori dall’Italia.
Già, ma a cosa servono gli asini nel  terzo millennio?
Chiedetelo a  quei bambini che si stanno divertendo un mondo a scorrazzare per la  fiera con quegli asinelli «docili, pazienti, intelligenti, coraggiosi,  empatici, affettivi». Bastano questi aggettivi usati da «La città degli  asini», centro sperimentale di formazione e ricerca sulle attività e  terapie assistite con questi animali, per descrivere le prospettive di  impiego per il futuro?
No, non bastano. Esistono infatti almeno altri tre concreti percorsi di sviluppo: onoterapia, trekking e  latte d’asina.
Sul primo punto «La città degli asini» ha  organizzato un convegno dal titolo serioso, «L’asino come co-terapeuta  nelle terapie e attività assistite», ma dal significato semplice:  qualche patologia può essere curata, o alleviata, con questa particolare  branca della pet-therapy, l’onoterapia, appunto.
Massimo Montanari, poi, guida ambientale che ha fatto della sua passione per  il trekking un business ecologico e redditizio, dice: «Noi organizziamo  escursioni di quattro-cinque giorni. I nostri clienti sono i  bambini. I genitori li lasciamo a casa. Carichiamo tutto il necessario  in groppa all’asino e via per monti e boschi. In quei giorni, ve lo  assicuro, i bimbi tornano bimbi: magari si lavano poco e rotolano nel  fango, ma dimenticano telefonini, videogiochi e anche i genitori. Sempre  a fianco degli amici asini».
Quanto al latte d’asina, business  che può rendere sia in campo alimentare (visto che le particolari  qualità del prodotto lo rendono molto simile al latte umano) sia in  campo cosmetico, si stanno facendo passi da gigante. Il punto è che la  quantità è quella che è, così alla fine il latte d’asina costa 15 euro  al litro, peraltro ben spesi.
E così Godega, che aveva introdotto la fiera regalando agli  alunni del paese la possibilità di andare a scuola a fianco di un asino  carico delle cartelle sempre più pesanti, adesso è diventata una sorta  di città-manifesto dei diritti e dei doveri dell’asino.
Fonte: Il Giornale
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
 
Nessun commento:
Posta un commento