04/06/10

L'ANTI PIZZO DI DON CIOTTI SBARCA A REGGIO CALABRIA

Ci sarà un adesivo sulle vetrine dei negozi che si ribellano al pizzo, con sopra scritto "Reggio-Libera-Reggio". Sarà un marchio positivo. Indicherà ai cittadini che quell'azienda non da soldi alla 'ndrangheta, che non vuole piegarsi al racket, che è pronta a denunciare o che lo ha già fatto. Parte così l'iniziativa tenuta a battesimo da don Luigi Ciotti. La prima del genere a Reggio Calabria, tra le poche grandi città del sud a non avere ancora un'associazione antiracket e che ad oggi conta solo tre denunce. Ai commercianti, Libera chiede un atto di fiducia e di coraggio. Un gesto importante, al quale i cittadini dovranno dare forza scegliendo di andare a sostenere le attività che vi aderiranno con i loro acquisti. In questo senso - come ha spiegato il referente reggino di Libera, Mimmo Nasone - è iniziata ieri anche la campagna di adesione riservata alle famiglie, alle persone, alla gente comune che aderendo si impegnano a dar man forte a chi si ribella alla 'ndrangheta.
L'iniziativa è il frutto di un impegno di 58 associazioni anche diverse tra loro, ma che secondo Ciotti hanno avuto "la forza di togliersi delle etichette per costruirne una insieme". Il presidente di Libera ha spiegato che "proprio per questo si tratta di una iniziativa importante. Non è mai successo in Italia che tante associazioni si mettessero insieme, partendo da quella meravigliosa esperienza di Addio pizzo a Palermo, indicando alla gente un simbolo da seguire, imprenditori da aiutare e sostenere, creando le condizioni affinché possano avere la dignità del loro lavoro.
Da una parte quindi la consegna del logo antiracket "Reggio-Libera-Reggio" agli imprenditori che condividono l'iniziativa. Dall'altra l'avvio di una campagna per il sostegno del consumo critico e responsabile, indirizzando la gente ad acquistare beni e servizi presso imprese che hanno denunciato il racket o che rifiutino di pagare il pizzo nelle sue diverse forme, o che decidano di non assecondare più le richieste estorsive, esercitando la propria attività con provata libertà da qualsiasi legame con la 'ndrangheta.

Fonte: La Repubblica

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