23/01/11

TEAM ITALIANO INDIVIDUA UNA PROTEINA RESPONSABILE DELL'ALZHEIMER

È italiano il team che ha messo a segno un importante colpo contro l’Alzheimer: la scoperta di una proteina che avrebbe un ruolo fondamentale nella perdita di memoria tipica della malattia.
Sono stati gli studiosi Telethon, capitanati dal professor Francesco Cecconi, ad effettuare l’importante scoperta, dopo una serie di esperimenti in laboratorio.
In particolare gli scienziati si sono concentrati su una rara forma ereditaria della malattia che si manifesta precocemente rispetto all’affezione più comune. Nonostante questa divergenza tra le due forme patologiche, il processo degenerativo che subisce il malato è lo stesso: un progressivo decadimento delle cellule del cervello che porta a una graduale scomparsa di memoria, linguaggio, percezione e cognizione spaziale.
«Siamo partiti dall’osservazione che con il progredire della malattia di Alzheimer i neuroni perdono progressivamente il contatto tra loro, essenziale per la trasmissione dei segnali nervosi», afferma Marcello D’Amelio, ricercatore dell’Università Campus Bio-Medico di Roma e primo autore del lavoro, spiegando poi come nella prima fase della malattia avvenga una perdita delle sinapsi, le ramificazioni della cellula nervosa che permettono la comunicazione con le cellule circostanti. È proprio il mancato dialogo tra i neuroni che porta, gradualmente, al deficit di memoria tipico dell’Alzheimer. «Ciò che non era noto, però», conclude il ricercatore, «erano i meccanismi molecolari alla base di questo fenomeno.»
È una specifica proteina, la capsasi-3, a rivelarsi particolarmente attiva in questo momento. Secondo gli studiosi è proprio lei a giocare un ruolo fondamentale nella perdita delle spine sinaptiche, i collegamenti dei neuroni della zona del cervello responsabile per la memoria. «Lo conferma il fatto che, trattati con un farmaco in grado di inibire l’azione della proteina», spiega Cecconi, «i topi affetti dalla malattia mostrano un miglioramento comportamentale molto significativo.»
La scoperta non aiuterà solamente nella ricerca di adeguate terapie farmacologiche – ricerca che sarà purtroppo ancora lunga – ma anche, e soprattutto, agevolerà la diagnosi precoce della malattia. Per Cecconi, infatti, il fatto di disporre di test che permettano di diagnosticare precocemente e con una certa specificità malattie come l’Alzheimer, potrebbe cambiare la storia di questa patologia.
La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Nature Neuroscience.

Fonte: www.buonenotizie.it

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