14/03/11

BASSO QI = MAGGIORE RISCHIO CARDIOVASCOLARE

Un vasto studio inglese finanziato dal Medical Research Council ha rilevato una stretta correlazione, seconda per importanza soltanto al fumo, tra un QI inferiore alla media e un maggiore tasso di malattie cardiovascolari e di mortalità totale.
I risultati, pubblicati nel numero di febbraio della rivista European Journal of Cardiovascular Prevention and Rehabilitation, sono stati tratti dallo West of Scotland Twenty-07 Study, uno studio di popolazione atto a dimostrare l'influenza dei fattori sociali sulla salute. Lo studio era basato su un campione di 1.145 uomini e donne di circa 55 anni e su dati raccolti lungo un arco di 20 anni a partire dal 1987. I fattori presi in considerazione erano altezza, peso, pressione sanguigna, fumo, attività fisica, grado d'istruzione e occupazione; il quoziente intellettivo veniva misurato mediante test generali di capacità cognitiva.
Quando i dati sono stati applicati ad un modello statistico per quantificare le associazioni di nove fattori di rischio con la mortalità per eventi cardiovascolari, i risultati hanno mostrato che il fattore più rilevante era il fumo, seguito da un basso QI.
Commenta il portavoce nazionale dell'ESC (Società Europea di Cardiologia): «Questo è uno studio di grande rilevanza medica e sociale. Che un basso tasso di educazione potesse essere associato ad una maggior incidenza di eventi cardiovascolari avversi è stato riportato in precedenza da diversi studi. Tuttavia, la vera novità di questa analisi è che il basso QI sembra rimanere associato ad un più alto tasso di malattie cardiovascolari anche quando tale associazione viene “corretta” per tutti gli altri fattori di rischi noti. Ciò suggerirebbe per la prima volta che il basso QI possa costituire un fattore di rischio cardiovascolare indipendente, al pari del fumo di sigaretta, del colesterolo alto e della pressione sanguigna elevata. Se tale dato venisse confermato, interventi di prevenzione cardiovascolare futuri si dovrebbero focalizzare non solo nella correzione del profilo di rischio cardiovascolare tradizionale (ad esempio, controllo della pressione sanguigna, riduzione del colesterolo circolante e abolizione della abitudine tabagica) ma anche ad incrementare la consapevolezza delle malattia cardiovascolari in senso generale, enfatizzandone le conseguenza e le misure preventive.»

Fonte: ESC

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