18/04/11

EX VILLA DELLA CAMORRA ACCOGLIE ADOLESCENTI IN DIFFICOLTA'

Quello che fino al 2006 era stato il rifugio di Egidio Coppola, a Casal di Principe, da due anni ospita il centro di accoglienza per minori in affido “Don Peppe Diana”, dedicato al parroco ucciso dalla camorra nel ’94.
Esteriormente si presenta come un massiccio edificio di 650 metri quadrati distribuiti su due livelli, in stile neoclassico. Un tempo le sale ospitavano le riunioni clandestine del clan; oggi invece hanno le pareti tappezzate di poster di squadre di calcio, mentre dagli armadi spuntano jeans e t-shirt e le scrivanie sono ingombre di libri, quaderni e qualche videogioco.
«Per renderla agibile non c’è voluto solo tempo», spiega Nicola Palmiero, il responsabile della struttura, «ma anche il sostegno della Regione, che ha stanziato quasi 200mila euro.»
Una cifra sostanziosa, che tuttavia non aveva convinto le ditte edili della zona: in molte avevano rifiutato l'appalto per paura della vendetta dei clan.
«La tensione era alta», racconta il responsabile. «Dopo l'arresto di Coppola la villa era stata incendiata. Gli autori del gesto sono rimasti ignoti, ma il significato era chiaro: nessuno poteva avvicinarsi.»
Eppure il circolo virtuoso di sostegno reciproco ha funzionato, e in due anni la villa ha dato casa a cinque adolescenti allontanati dalle rispettive famiglie per problemi relazionali o problemi legati a deficit cognitivi.
«Frequentano le scuole del paese», prosegue Palmiero, «e per loro ha poco peso la storia di questo posto, così come quella del precedente inquilino. In questo modo si sentono liberi di invitare i compagni di classe a studiare e giocare.»
A seguirli ci sono due psicologi e cinque operatori dell'Asl, oltre al cuoco, l'addetto delle pulizie e qualche animatore. E anche i vicini si danno da fare. Qualcuno ha persino aperto le porte di casa e per Natale e Capodanno ha ospitato in famiglia un adolescente.
«Esistono molti pregiudizi su questa terra», ammette il responsabile, «ma le persone hanno accolto bene la nostra presenza. Mandano i loro figli a giocare con i nostri ragazzi e nei casi d’emergenza non si tirano indietro. Neppure in piena notte, se necessario.»
Sono i Comuni di residenza dei minori che pagano il mantenimento della struttura, versando una retta che varia tra i 42 e i 78 euro, a seconda dei casi. «E a volte», conclude Nicola Palmiero, «ci stupiscono. Come l'Amministrazione di Aversa, che ci ha offerto un ulteriore contributo di 40 euro al giorno rispetto alla somma pattuita.»
La casa famiglia di Don Diana non è un esempio isolato. In Campania in modi analoghi sono stati recuperati una dozzina di beni confiscati alla malavita. Per esempio nella casa natale del boss Francesco Schiamone è stato aperto uno spazio ricreativo per bambini autistici, mentre i terreni confiscati a Sebastiano Ferraro sono divenuti un centro di agricoltura sociale dedicato alla memoria di Antonio di Bona, vittima innocente della camorra.

Fonte: Terre di Mezzo

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