Fare una siesta dopo aver studiato rafforza la memorizzazione: a provarlo
è una ricerca dell’Università di Notre Dame, USA. I risultati mostrano come un
breve sonno aiuti in maniera significativa il ricordo delle nozioni apprese
durante il giorno. Un aiuto in più, quindi, e senza controindicazioni, anche
per chi si sta avvicinando a intensi periodi di esami scolastici.
«Il nostro studio conferma che dormire dopo aver studiato è positivo per
la memoria», afferma Jessica Payne, la psicologa a capo dell’équipe che ha
eseguito lo studio. «Quello che c’è di nuovo in questa ricerca è che abbiano
tentato di chiarire l’influenza del sonno sui due rami della memoria
dichiarativa, facendo studiare ai partecipanti diverse coppie di parole,
connesse o non connesse tra di loro.»
Il riferimento, dunque, è alla memoria dichiarativa, una forma di memoria
a lungo termine che riguarda la capacità di ricordare, consciamente, fatti ed
eventi. Questo tipo di memoria viene suddivisa ulteriormente, spiega la
studiosa, «in memoria episodica, cioè i ricordi che abbiamo degli eventi, e
memoria semantica, quella relativa al mondo che ci circonda». Tutti noi
utilizziamo entrambe le tipologie di memoria ogni giorno, per ricordare, per
esempio, dove abbiamo parcheggiato la macchina o capire come interagire con un
collega.
«Dato che il sonno porta benefici a entrambi i tipi di memoria», prosegue
la Payne, «è evidente che sarebbe una buona cosa ripassare le informazioni che
dobbiamo memorizzare prima di andare a letto, come se stessimo dicendo al
nostro cervello cosa consolidare mentre dorme.»
I test, effettuati su 207 studenti, prevedevano la memorizzazione coppie
di parole, alcune legate tra loro per significato affine, altre totalmente
estranee le une alle altre. Le prove si svolgevano a dodici ore di distanza,
alle 9 del mattino e alle 21 la sera, mentre i test per verificare la
memorizzazione delle coppie di parole venivano effettuati dopo 30 minuti, dopo
12 ore e dopo 24 ore.
Al controllo effettuato dopo 12 ore, i ricercatori hanno rilevato che,
complessivamente, la memoria era migliore dopo una notte di sonno, piuttosto
che dopo essere stati svegli tutto il giorno. La performance peggiore, inoltre,
era quella che riguardava la memorizzazione delle coppie di parole slegate
l’una dall’altra, mentre non veniva segnalata alcuna differenza sonno-veglia
tra le coppie di parole affini.
Nel controllo effettuato dopo 24 ore, in cui tutti i partecipanti al test
avevano potuto godere delle stesse condizioni, cioè beneficiare di una notte di
sonno e di un intera giornata di veglia, la memoria era migliore in quegli
studenti che avevano riposato brevemente appena dopo lo studio.
La ricerca è stata pubblicata sulla rivista scientifica online PLOS
One.
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