02/01/09

VIVERE A IMPATTO ZERO

Ogni anno, da qualche tempo a questa parte, viene effettuato un calcolo su quale dovrebbe essere il consumo di risorse dell’anno in questione perché la Terra sia capace di rinnovarle. Ebbene, nel 2008 siamo in rosso dal 23 settembre: il 23 settembre 2008 il consumo umano di risorse naturali ha surclassato la capacità della Terra di rinnovarle per l'anno stesso.
Le cause?
Tanto per dirne una ogni italiano produce 21 chili di CO2 al giorno. Meno di un americano, ma molti più di un africano. Comunque troppi.
Per questo in tutto il mondo si moltiplicano le iniziative per ottenere il cosiddetto “impatto zero”, cioè un modello di vita che punti verso l'azzeramento delle emissioni di anidride carbonica.
Tanto per dirne un’altra dal 2008, per la prima volta nella storia, la maggioranza della popolazione mondiale vive in città.
E tanto per dirne una terza l'edilizia da sola è responsabile di circa il 40% delle emissioni di CO2. Ed ecco che finalmente arriva la buona notizia: dalla Cina agli Stati Uniti, dalla Germania all'Inghilterra fino ad arrivare all'Italia, si stanno moltiplicando i cantieri di nuovi insediamenti a impatto zero.
Un esempio - monumentale - è quello della città cinese di Dongtan, che entro il 2040 ospiterà sull'isola di Chongming, vicino a Shanghai, circa 50mila abitanti. Il fatto è che Dongtan avrà un impatto ambientale praticamente nullo: il fabbisogno energetico sarà il 66% in meno di una città tradizionale e si impiegheranno solo energie rinnovabili per gli edifici e i trasporti locali, evitando così di produrre 350mila tonnellate di anidride carbonica l'anno. I fiumi e i laghi incorporati nel tessuto urbano forniranno nuove soluzioni per la mobilità (come i taxi d'acqua a energia solare, ma comunque a Dongtan tutto sarà raggiungibile in sette minuti a piedi da ogni fermata degli autobus), mentre ampie zone verdi contribuiranno a riequilibrare le già scarsissime emissioni di CO2. In città potranno circolare solo veicoli elettrici oppure a idrogeno e ogni edificio sarà autonomo grazie a un tetto fotovoltaico e piccole installazioni eoliche. Quasi tutto sarà riciclato, dall'acqua piovana ai rifiuti (che tra l’altro saranno ridotti dell'83%). In città non sono previste discariche e gli scarti dell’uomo saranno impiegati nel compostaggio e nell'irrigazione e recuperati come energia per la produzione di biogas, mentre il resto dei fabbisogni energetici cittadini sarà coperto da un parco eolico.
Come si può ben comprendere pianificare intere città a impatto zero è davvero un’opera monumentale, ma già molte nazioni si sono cimentate in quartieri e singole costruzioni ecocompatibili.
Un esempio può essere il piccolo quartiere di BedZED a sud di Londra, realizzato tra il 2000 e il 2002.
Oppure il vecchio porto di Middlesbrough, sempre in Inghilterra, che ospiterà un college per 20mila studenti, appartamenti, alberghi, uffici e servizi senza alcun consumo di energia fossile.
C’è anche il quartiere Vauban, a Friburgo, dove non è consentito parcheggiare per strada e ogni mille abitanti ci sono solo 150 auto.
Poi abbiamo San Francisco, che calcolerà e bilancerà il costo in CO2 di tutti i suoi spostamenti aerei con delle nuove aree verdi. Un po' come già fanno interi paesi, dalla Costa Rica, alla Norvegia, alla Nuova Zelanda, ma anche grandi compagnie come Google o Yahoo!.
In pratica un servizio diventa a impatto zero calcolando quanta anidride carbonica è stata emessa per produrlo e piantando i metri quadrati di bosco necessari per riassorbirla.
In Italia, infine, Impattozero è diventato un marchio gestito dalla società LifeGate, che fornisce consigli per grandi e piccoli inquinatori (anche qui sotto forma di aree boschive da ripiantare e tutelare).
Sul sito www.impattozero.it persino possibile calcolare il proprio impatto sul pianeta e scoprire quanto occorre per bilanciarlo. E i prezzi sono tutto sommato modici: 500 metri quadrati di foresta in Costa Rica (corrispondenti, come consumo, più o meno a un viaggio aereo di andata e ritorno in Europa), costano 27 euro.
Ci sarebbero altre decine di esempi, ma possiamo fermarci qui, lasciando ai lettori la possibilità di scoprire da sé le numerose iniziative italiane e straniere nell’ambito dell’ecosostenibilità.

Fonte: L’espresso (16 ottobre 2008)

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