23/03/10

LA BANCA ETICA DELLA DIASPORA AFRICANA

Francis Nzepa ha 36 anni ed è nativo del Camerun. È cresciuto in una famiglia relativamente benestante con altri nove fratelli e un padre infermiere. Giunto a dover scegliere la facoltà universitaria, suo padre gli dice: «Ti pago l’università, ma solo se fai medicina.»
Francis accetta e si laurea con il massimo dei voti e una specializzazione in gastroenterologia, a Perugia. Quello che però il padre non si sarebbe aspettato è che suo figlio sarebbe diventato anche un banchiere.
«Volevo realizzare il progetto presentato nella mia tesi», dice Francis in un’intervista. «Si tratta di un servizio itinerante di endoscopia, che in Africa quasi non esiste.»
Così, per acquisire competenze manageriali, si iscrive al Master of business administration alla Bocconi.
«Nel 1997», continua l’intervista, «con un gruppo di amici abbiamo creato una piccola struttura per il trasferimento di denaro in Camerun e nel 2000 abbiamo cominciato a pensare di fondare una banca in grado di finanziare il nostro e altri progetti.»
Si trattava dell’embrione della Unicontinental Bank, la cosiddetta “Banca etica della diaspora africana”, ovvero un istituto di credito in grado di trasferire denaro a bassi costi e finanziare piccole imprese africane sia in Italia che nei paesi d’origine che, se tutto andrà bene, aprirà nel gennaio 2011.
Dopo aver fondato una cooperativa e presentato il progetto alla Camera dei deputati nel luglio scorso, oggi Francis e i soci sono in attesa del parere favorevole della Banca d’Italia.
Il meccanismo alla base della Unicontinental è semplice: un singolo conto corrente dove depositi e prestiti possono essere fatti da due posti diversi. Quando un migrante fa un deposito a Milano, la sua famiglia potrà immediatamente prelevare in Africa.
«Chiunque», continua a spiegare Francis, «può impegnarsi a comprare le azioni della Unicontinental Bank, ma la maggior parte dei titoli sarà riservata a immigrati, perché vogliamo che sia la loro banca e che nasca dal basso. L’obiettivo è arrivare a un 80% di azionisti africani e un 20% di italiani, mentre le altre banche potranno avere solo piccole partecipazioni e, ovviamente, collaborare con noi, per esempio prestandoci sportelli e carte di credito.»
Oggi la Unicontinental è in cerca di co-fondatori: per diventare azionisti bisogna acquistare titoli per un valore di 600 euro (ogni azione costa 15 euro e vengono vendute in pacchetti da 10). Per ora gli impegni alla sottoscrizione sono arrivati a poco più di 3 milioni di euro, anche con la partecipazione di alcuni enti locali ma, consapevoli che per una banca il capitale iniziale minimo è di circa 6 milioni e mezzo, l’obiettivo è di raggiungere quota 8 milioni.

Link: www.mconsultingg.it

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