04/04/10

"BRUTTI MA BUONI": NO ALLO SPRECO DEL CIBO

Quando finisce nella spazzatura è il simbolo dello spreco: una fine pessima per il cibo, simbolo del nostro benessere che si traforma in scarto. Tanto che sono finite al centro delle cronache le cifre sui prodotti alimentari ancora commestibili che giungono nelle discariche: magari solo perché hanno una scadenza troppo ravvicinata, o la confezione lievemente ammaccata per poter essere proposti al consumatore.
Uno spreco che il progetto “Brutti ma Buoni” contrasta ormai da sette anni, recuperando e fornendo gli alimenti invenduti, ma ancora buoni e sicuri, a organizzazioni senza fini di lucro selezionate che assistono persone in difficoltà e animali: così la pasta o i petti di pollo che nessuno ha acquistato, le scatolette di pelati o lo yogurt con qualche piccola imperfezione, arrivano sulle tavole di donne e minori in case d’accoglienza, immigrati, anziani, malati e disabili.
L’attività è nata nel 2003, da una collaborazione con l’Università di Bologna; oggi ha luogo in 61 negozi di Coop Adriatica. Un’operazione di solidarietà che sfiora il valore di 3 milioni di euro, rimasti nelle tasche dei beneficiari, che hanno potuto investire nel miglioramento delle strutture e nella qualità della vita degli assistiti.
I prodotti “Brutti ma buoni” sono soprattutto latticini e salumi (oltre il 40%), seguono le carni (più del 30%), poi la frutta e la verdura (10%). Il pane – che in base agli accordi presi con le Aziende sanitarie locali può essere destinato solo agli animali – totalizza invece il 3,2%.
L’iniziativa, infine, dà una mano anche all’ambiente, abbattendo la produzione di rifiuti.

Fonte: www.differenziata.org

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