16/04/10

COWORKING, L'UFFICIO DI TUTTI

Davide è seduto accanto a me. Ingegnere e progettista nautico, ha racchiuso tutto il suo ufficio in un fazzoletto di scrivania: sguardo fisso al computer, disegna barche a vela da competizione. Poco più in là, riuniti intorno a un tavolo, quattro giovani architetti neolaureati sono alle prese con un intervento di restituzione architettonica: “Avremmo potuto starcene a casa – mi spiega Alberto – ma sarebbe bastato il cigolio di una porta a farci perdere la concentrazione.”
Chi, almeno una volta nella vita, ha lavorato come libero professionista lo sa bene: trovare il proprio habitat può diventare un’impresa. Se poi mouse e tastiera sono i tuoi unici interlocutori, è facile sentirsi un po’ soli. E allora eccoci qui, free lance e lavoratori nomadi, sotto lo stesso tetto.
Si chiama coworking, letteralmente lavorare insieme: un’idea semplice ma allo stesso tempo rivoluzionaria, che prevede la condivisione temporanea di spazi in cui svolgere la propria attività. Molto più di un semplice ufficio o studio associato: il tariffario per l’uso delle postazioni è cucito sulla base delle singole esigenze. E a guardare i costi si scopre che la scrivania in affitto si trasforma anche in un perfetto antidoto alla crisi.
In principio furono gli sviluppatori di software della Silicon Valley, in California: una piccola tribù di technogeek, “smanettoni” stanchi di internet cafè e dell’isolamento con il proprio portatile, che dal 2005 iniziarono a dividere spese di affitto, elettricità e connessione web. L’esperimento funziona, tanto da essere esteso ad altri liberi professionisti: architetti, giornalisti, imprenditori, consulenti, perfino attivisti politici.
In Italia le prime esperienze di coworking sono arrivate poco più di un anno fa e il successo è stato tale che, oggi, i lavoratori nomadi hanno una porta cui bussare in quasi tutte le grandi città. “Volevamo creare uno spazio per chi non può permettersi un ufficio, oppure è sempre in viaggio, ma non rinuncia a un ambiente stimolante”, spiega Massimo Carraro, ideatore della rete Cowo. Lui, pubblicitario rimasto orfano di alcuni soci in affari, di quell’open space mezzo vuoto proprio non sapeva che farsene: da lì alla creazione di un ambiente per il coworking il passo è stato breve.
Oggi la rete Cowo conta 21 spazi affiliati in 10 città. Nel pacchetto base sono compresi scrivania, sedia e collegamento internet.
Ma è impossibile trovare due Cowo identici: il numero di postazioni varia in base agli spazi, ovunque personalizzati e arredati secondo il gusto del proprietario, e in qualche caso è possibile contare su servizi “speciali”. A Milano “Lambrate”, per esempio, è appena stata allestita un’accogliente sala riunioni; a Roma “Prati” i lavoratori nomadi possono allentare lo stress con una bella partita a flipper, cuore della zona relax; a Venezia e Milano “Argonne” è a disposizione l’angolo cottura mentre i grafici di passaggio da Bassano del Grappa (Vicenza) potranno accedere a workstation Mac G5.
Anche il tariffario cambia in base alla sede: l’affitto di una postazione può costare dai 200 a 300 euro al mese, ma ovunque è possibile ricorrere a carnet di singole giornate (100 euro + Iva per 5 giorni, da consumare in un anno, o 30 euro + Iva per una solo giornata) o alla formula gratuita del drop in: per chi è solo di passaggio e ha bisogno di ricaricare il cellulare o controllare le mail. Insomma: più economico di un ufficio, più divertente delle quattro mura di casa.
Link: http://coworkingproject.com/

Fonte: Terre di Mezzo

1 commento:

giovanni ha detto...

Interessante anche se a volte è più "salutare" evitare la vita d'ufficio come mostra ironicamente questo sito!
;-)