27/02/11

UN VIDEO PER SALVARE I BAMBINI SOLDATO

La provincia di Roma ha commissionato un video per sensibilizzare sull’adozione a distanza dei bambini soldato.
Il titolo visualizzabile su YouTube è "Giocare alla guerra", ed è stato realizzato da Maurizio Amici con la collaborazione di Tiziana Ferrario e del TG1. Si svolge davanti a un PC, dove il protagonista appassionato di videogiochi di guerra viene portato dalla conduttrice nel mondo vero della guerra.
Ma facciamo due passi indietro. Chi sono i bambini soldato? In breve si tratta di vittime della guerra, piccoli schiavi rapiti alle famiglie e indotti a combattere con l’uso della violenza, della droga o sotto la minaccia della magia nera. Per dare le dimensioni del problema: i bambini soldato ammontano, in tutto il mondo, a un totale di oltre 300mila.
Per rispondere alla gravità del fenomeno, a Roma, dal 18 al 20 novembre 2010, si è svolto il progetto multidisciplinare “BAMBINI IN GUERRA – STORIE DI BAMBINI SOLDATO”. Multidisciplinare perché ha coinvolto artisti, oratori, testimoni diretti e volontari che lavorano sul campo.
All’interno era presente anche una mostra con i disegni di scolari italiani e degli stessi bambini soldato, e gallerie fotografiche.
Alla conferenza-dibattito hanno partecipato molte voci autorevoli e competenti, tuttavia il nome che colpisce di più è quello di John Baptist Onama, un ex bambino soldato.
Oggi Onama è docente di Europrogettazione presso l’Università di Padova, dove vive da quasi vent’anni. Ma è originario dell’Uganda, e in gioventù – erano gli anni Ottanta – ha vissuto sulla propria pelle la terribile esperienza di bambino soldato. A quattordici anni fu costretto a infilare una divisa troppo grande e a imbracciare un fucile mitragliatore.
«Nel plotone eravamo in tutto settantasette», racconta. «Pochi i kadogo, cioè noi piccoli; non si era ancora scoperto quanto fosse conveniente un esercito di bambini: non vanno pagati, sono facili da manipolare, covano una rabbia immensa. Ma soprattutto si fidelizzano quando vengono recisi tutti i contatti con le famiglie d’origine, e vivono l’esercito come una sorta di famiglia adottiva.»
Per denunciare il dramma dell’infanzia negata, Onama partecipa spesso ad conferenze sul tema e collabora con Amnesty International e Save the Children, che insieme ad altri organismi hanno dato vita alla coalizione internazionale “Stop all’uso dei bambini soldato”.
In questo ambito s’inserisce la sfida lanciata dall’ONU: scuola primaria per tutti entro il 2015. Sfida accolta dai governi occidentali e dalle organizzazioni non governative come AVSI o Save the Children.
Per fare questo è necessario combattere contro la pratica dei bambini soldato, ai quali, insieme all’infanzia, viene negata la possibilità di una sana formazione.
Come lo si può fare? Con il sostegno (o adozione) a distanza, che permette a una persona, famiglia o gruppo di amici di sostenere economicamente, per almeno un anno, bambini che vivono in condizioni di grande vulnerabilità.
Il prezzo? Basso. Alcune decine di euro al mese.
In questo modo si migliora la qualità di vita del bambino e se ne promuovono l’educazione scolastica e le condizioni sanitarie, senza mai sradicarlo dal suo contesto familiare, sociale e culturale.(Giusto per fare un altro numero: ad oggi l'Italia sostiene a distanza un totale di 27mila bambini in tutto il mondo.)
E dopo questa vasta quanto necessaria digressione vi informiamo che il video "Giocare alla guerra" si inserisce proprio nel solco di questa serie di iniziative. Perciò vi incoraggiamo a guardarlo, e chissà che non vi convinca ad adottare un bambino a distanza. - Anche perché in fondo finora abbiamo parlato dell’educazione dedicata ai bambini soldato, ma in effetti questo video è educazione dedicata proprio a noi...

Link: http://www.youtube.com/watch?v=F4ZH55PSPek
www.avsi.org
www.savethechildren.it

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