15/12/11

PALLANUOTO PER VINCERE IL DISAGIO SOCIALE

Si parla di pallanuoto e nello specifico di Pallanuova, una squadra con base a Pescara che unisce ex campioni mondiali e olimpici a persone con un passato difficile.
Siamo nell’ambito di un progetto concepito nel 2009 dallo psicologo e pallanuotista Alfredo D'Ilario: «L'idea», dice, «è nata parlando con il direttore della comunità Nuova vita di Vicenza. Dopo l'esperienza della droga, dell'alcol e del gioco d'azzardo, a fine terapia i suoi ragazzi avevano difficoltà a reinserirsi in una rete sociale sana, così abbiamo pensato di aiutarli… con la pallanuoto.»
Ma perché scommettere proprio su questo sport?
«Perché non è troppo diffuso, insegna il senso del sacrificio e, soprattutto, si fa in acqua», spiega Amedeo Pomilio, star della squadra, campione olimpico a Barcellona '92 e secondo allenatore della Nazionale. «L'acqua è un elemento archetipo, fondamentale nella psicanalisi, che si lega all'inconscio, alla nascita, alla morte e, non a caso, alla purificazione e alla rinascita.»
Il percorso di riabilitazione, proposto alle comunità di recupero e ai centri di aggregazione giovanile, è su due livelli:
1. Il primo è un training di 24 sedute, 12 a secco e 12 in acqua, durante il quale i ragazzi affrontano i loro problemi, imparano a stare in gruppo e a gestire le emozioni e l'aggressività.
2. Il secondo è quello agonistico vero e proprio, in cui i partecipanti sono invitati, se lo vogliono, a fare parte della squadra che partecipa ai tornei nazionali (spesso con ottimi piazzamenti). Sul centinaio di persone, di cui dieci minorenni, che hanno partecipato ai 5 training realizzati finora, 15 hanno deciso di entrare in squadra.
«Nel nostro decalogo c'è una regola fondamentale», precisa il coach. «A turno ognuno deve entrare in acqua, anche a costo di perdere una partita già segnata.» Perché gli atleti di Pallanuova giocano sì per vincere, ma soprattutto per divertirsi. L'importante è battere disagio, emarginazione, dipendenza.
Due casi per tutti.
Il primo è quello di Marco, diciottenne vicentino, che appena un anno fa era vittima del bullismo e della sua stessa timidezza: camminava curvo, parlava di rado e soltanto in dialetto, rifugiandosi nell'alcol pur di farsi accettare dai coetanei. Oggi, invece, sorride e cammina a testa alta, con le spalle aperte per affrontare il mondo. «È diventato il nostro testimonial», precisa d'Ilario, «e ci tiene a raccontare la sua esperienza nelle presentazioni ufficiali.»
L’altro caso è quello di Adriano, che a 61 anni esce dall’acqua con l’orgoglio di aver battuto alcolici e stupefacenti che lo avevano tenuto sotto scacco per quasi 45 anni, praticamente dall’adolescenza.

Fonte: Terre di Mezzo

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